venerdì 18 luglio 2008

ditlinde persefone mendez - no more heroes



impalpabile l’incedere di donne sfavillanti come la luna che facilmente danno via anche il restante ma sfinite dalla potenza dell’amore si ammazzarono con una spada quando videro che perdevano il loro tempo disfatto dalle fiamme del maestoso furore del senza nome, il gruppo delle frecce d’amore è qui presente, molto rapidamente riattivarsi per improbabili bricchi di caffè nella dimora dell’esserci in un eterno presente, liofilizzazione del principio di realtà in vasti cicli epici che non rendono e in ogni caso mai s’avvicinerebbero al prestigio di motivati ronzini di successo, frattanto nello scriptorium tangibile alienazione, corpulento e assai delirante codex grandior in cui precipitare con introvabile presenza di spirito, crudeli mischie in cui morirono centomila che mai resusciteranno, massacri, tributi, crisi cerealicole, rasserenanti incontri con la gnostica dama, infinite narrazioni di picareschi tafferugli dove lo stravagante detenuto inserì chimerici notabili e innumerevoli pleonasmi da mietere per l’esigente utenza, licenziosità, ubriachezza, dissolutezza, corruzione, possa ciò portarvi felicità, prosperità e salvezza, l'antichità immaginata da un visionario frescante, vittoria dell'amore coniugale su tribolazioni e incomprensioni, un letargico sottofondo di danze rinascimentali sfogliando gazzette che procurano paralisi hawaiana, la forbita grafomania di un replicante dalle mille vite parallele, giornate che iniziavano atrocemente sotto densi strati di nubi fuggiti da un giudizio universale ricalcante der himmel über berlin, precipitarsi in perigliosi antri per propedeutici brainstorming, sognare possedimenti agresti ed eclissi dal circo filogovernativo mentre a pochi kilometri blasonati suini fruivano delle grazie del re dei pedofili, cercando di decifrare le oscurità di esotiche religiosità che raccattavano adepti in tutto il mondo o i bizzarri atteggiamenti di un principe d'austerità superiore a quella di ogni altro, compresi gli abitanti dell’enclave cristoterapeutica, sul tavolo prospetti con criptiche annotazioni in caso di afasia, insorgenza di epiteti apocrifi o disarcionamenti altri, vediamo come gli sfanga a quelli là, dovevano sollevare lo scudo, evitare i dardi dei nemici che li sovrastavano, spianare gli scoscendimenti delle rive, respingere gli attaccanti, poi quelli che per primi erano balzati fuori si affannavano a far uscire quelli che li seguivano, a ricomporre le file, discesa del disco rotante della fortuna che ordina a suo piacimento altezze stellate del cielo e agghiaccianti silenzi di pessimi attori adorati dal mondo intero in forme, riti e nomi differenti, tre persone in una deità e un sublime tabernacolo, questo e non altri potrà fortificare lo spirito, grazie alla folgorante intuizione, alla sorprendente tenacia il valoroso aveva dunque sottratto a ingiustificato oblio la gloria del thaumazein, per dire qualcosa di persuasivo, ite missa est, ultima cena dei weight watchers, volevano conoscere il significato delle solenni scene, nell’ordine ettore mascherato da armigero del quindicesimo secolo, cesare con corona imperiale, scimitarra e scudo, aquile bicefale che ricordano più attuali saltimbanchi sguarniti di destrieri, croci del santo sepolcro acciuffate da sovrani che un tempo sconfissero gli eftaliti e rifilarono il backgammon agli avversari, arpe, usberghi e altri accidenti, fuga dei traduttori da o verso ctesifonte in cerca dell’eccelso dall’anima immortale, one of these days, indefinito o gerundivo, le turbe di david, alessandro, giosuè, artù e il presbyter iohannes, carichi di risorse umane, chi di grazia sarebbe contento di nascere in una casa di ciechi nati, dove la luce del sole e degli altri luminari è nera come la pece? Là si udivano suonare molti strumenti, vibrare al vento molti gonfaloni, elmi rifulgere e corsieri muovere da una parte all’altra in un gran tumulto che pareva quasi che la terra dovesse spaccarsi sotto di loro, si aggirò per paesi e città, guarnigioni militari, paradisi e inferni il memoriale di un eroe inventato dischiude una finestra sulla devozione al lavoro, al gioco e alla prodigiosità del capitalismo mendicante, un personaggio risoluto a seguire le antiche tradizioni che ricoprì cariche importanti, forse forti e sentite come le pause ricreative in asfittici angoli cottura tra enunciazioni di nuove teorie su poteri d’acquisto o poco appropriate prestazioni trasformate in sequestri o parentesi orgiastiche con supplementi panna montata, ottenne il privilegio di poter governare un regno in cui non vi fosse un solo eretico o scettico, rapsodi o rappers, fratelli carcerati o trans sappiate che nessuna persona osa commettere il peccato di lussuria nella nostra terra giacché immediatamente sarebbe arsa, il viaggio si conclude qui, dopo visioni, iniziazioni e passaggi in imprecisate sfere planetarie, rimosse il fardello distruggendo numerosi eserciti cui inflisse luciferina detenzione in vanaglorioso padiglione d’ispirazione salesiana, ogni uomo qui è un poeta, sapiente, valoroso o eloquente, combattere, essere aggressivi o devoti di qualche genio senza lampada, lo splendore paralizzò il sole, la luna e le stelle