giovedì 24 aprile 2008

una possibile razo per le conversazioni precedenti








il fantasma, qualcosa che non c'è mai stato, eppure ritorna




elementi incompleti per una nota di lettura intorno a "non ci è dato"



...la critica è la ricostruzione dell'opera nella sfera del puro gesto. il gesto, che esibisce soltanto un gigantesco vuoto di memoria... il gag destinato a documentare un inguaribile difetto di parola... ma ancor più qui: nell'angoscioso tentativo di parlare là dove nessuna parola - e dunque nessuna cosa - è più possibile... rituale dell'imminenza sia pure nella forma dell'attesa per una cosa là dove nessun nome è più possibile...



didascalia iconografica che segue le precedenti

mercoledì 23 aprile 2008

Laura Silvestri - Non ci è dato






I

Non ci è dato assentarci troppo in fretta
scioglierci assentire
- avessi ancora voce
non questo ingolfarsi
in fiato che sola ormai sento
assommarsi di sillabe mozze sciupate
come vorrei dire
scivolo annuso un ultimo strappo
me ne vado –
ci è data questa disciplina
di chiodi e lame e incisioni
in carne viva
tutto vedere di tutto ricevere
esperienza che frastorna – vedo
questa mia morte che viene
sento questo rumore che cresce
ma non ho parola intera
che dica solo occhi
aperti chiusi
in gola ora ingorgo di vocali
definitive trasparenti
farle uscire-farle uscire
con questo alto basso respiro
ancora


II

Cosa si perde in noi
nel farsi implacato della disciplina
che ci lavora mani unghie
scava l’occhio al trucco ultimo
che vuoto si scava
che lento precipitare di suoni
perdendosi nel fondo a ritroso
consumandosi
che silenziosa sconnessa risalita
di ciò che va a disfarsi
melodie interrotte
colori sfilacciati
di abiti che un giorno indossammo
i fiori d’arancio hanno cadute
rapide impreviste ai viventi
e lingua mai prima compresa
ora che l’altra frana via si sfrangia
che transito
che strozzato discendere
di voce intrappolata in carne
apprendistato di relitti
di confini anteriori
dell’oscuro dimenticato
disconoscere

III

Per troppo vedere e sentire
porto via ciò che risale
e non può dirsi -
senza suono
grido originario
interruzione
- a sparire


imago: maurizio ovidi installazione




martedì 22 aprile 2008

seconda sovrascritta epistolare per lunghe lettere di breve addio


ciò che non può essere continuato va continuamente ricominciato

giovedì 10 aprile 2008

prima sovrascritta epistolare per lunghe lettere di breve addio


cosi' definitivo quanto inavvertito l'addio da rendere superflua anche la morte,allontanandosi già l'interpete del primo dialogo.

A casa:l'ora stampata sull'orologio della torre civica le eterne diciotto e ventotto di un crepuscolo a mezza stagione con un sottofondo costituito sostanzialmente di illuminazioni

didascalia iconografica detta della favola ultima e della tavola prima

l'età dell'uomo vista da dietro è l'eterna giovinezza


la mia sola giovinezza è ormai la frase

pezzi tirati via da un monumento filosofico di recente costruzione


contro il mucchio di fatti della coscienza che pretendono di essere indiscutibili dati,anzi soluzioni,contro la certezza che pretende di erigersi ad assoluta universale verità,contro la confusione fra fatto e im-mediato,contro quella fra certezza e verità

martedì 8 aprile 2008

novella delle fontane,stringhe omesse in precedenza


l'elucubrato participio passato di poeta valica la distinzione fra attivo e passivo poche note soltanto su un taccuino che nessun editore potrà mai pubblicare;sarà letto forse in un congresso di demoni e di dei del quale si ignora la data perchà non è nel tempo

novella delle fontane




mutazioni metriche:rifugiarsi in poche forme prime interrogando meditando adorando-altra salute non ha che nella cerchia disegnata intorno all'assenza volontaria come la cerchia disegnata in terra dal ramoscello dell'incantatore magico segno che respinge tutte le lusinghe e le insensate cure questo è un testo senza fine per chi pensa