martedì 29 luglio 2008

conversazione intorno al piano fisso, deleuze parla di spinoza





È pure un certo modo di vita, vivere in un piano fisso. Non vivo più
secondo delle sequenze variabili.
Allora, vivere su un piano fisso cosa
sarebbe?
La proposizione speculativa di Spinoza è:
c'è una sola sostanza assolutamente infinita,
che possiede cioè tutti gli attributi, e ciò che chiamiamo creature non
sono le creature, ma i modi o le maniere d'essere di questa sostanza.


martedì 22 luglio 2008

paraph.ii-II





Nel duello reale la finta di niente è il colpo stravincente, questa mossa di nulla che dissolve i sipari, una finta di nulla anzi il reale, un cazzo, allora niente, chiedere alla polvere l’arte che altro sarebbe, che in ogni attimo vi sia una porticina



domenica 20 luglio 2008

proposito di novella











Sovraccarico di fiori miracolosi che moltiplicano l’estasi un forte gemito di sesso femminile notte d’agosto nella chiarità del riquadro corpi a godere l’uno dell’altro e di sé stessi, un’anamnesi anterograda, cancellate i giorni e gli anni eliminate il mondo esteriore e quello interiore, dimenticate la fine e l’inizio, l’istante e la durata, nomi che toccano nomi non solamente negli epitaffi, si muovono fuori dallo spazio, riposano nella profondità oscura, camminando nel cerchio dove tutto giunge a compimento, inizia quando tutto era già finito da un pezzo, settantanove, novembre, qualcosa di astratto fra il cielo e le colline, lo schermo acceso, tardo pomeriggio, fra nebbie grigie di cenere gelida, un rapido amplesso sul divano, esplode a nove mesi di distanza, non un nome ma l’attributo della luce e della voce, se ne accenna nei regesti dell’areopagita e in questi altri, scribi già là, nel calore di luglio, se denotasse fata o angelo o che la brevissima designazione, che tutto racchiude, colma un debito infinito.


sussidiario d'arte - temi di poetica



Sondare l’ancestralità della voce, il gigante dell’immaginazione nel nano della disintegrazione del sé, innominato fluire di fiume che fluisce in nessun dove, proponi i confacenti amori il tempo li trascriverà, si tratta di scritture composte con altri ed altrui testi, ma non è questo il punto sono scritture comunque altre rispetto a qualunque testo, dicono nulla di tuo e tutto di te, altri anche i soggetti, questi stessi.


piccoli trattati dei nichilismi - abstract#2



Per quanto verisimigliante e patinata di buonsenso, l’affermazione che nichilismo e metafisica pervengano a rifiutare la realtà, non regge: quest’ultima è un loro sottoprodotto, un derivato almeno secondario, irrilevante se abbia esistenza o senso, nozioni queste che sono cifre di null’altro se non di nichilismo, però irriflesso.


sabato 19 luglio 2008

Roberto Cavallera - AK




toccato il suolo. già detto tutto. raccomandato il cielo. perso tutto. detto tutto. strofinati palmi su fibre su nodi. creduti. invitati al centro della scena, al centro della contesa. sul fazzoletto alcune chiazze gialle: coriandoli. una festa finita da poco. in fondo. sudore lasciato su pelle sottile. sembra sorridere. che la sabbia non la faccia infettare quella ferita gentile. non si può perdere così qualcuno o qualcosa. ecco l’ultima foto insieme, lui la indica, sembra sorridere

gli anni che restano. spenderli a manciate. come darsi in quello sguardo in quella bocca, quasi

divinità naturali stillate ai fianchi. sono due, sono bellissime, hanno qualcosa in mano, poi quattro o cinque buoni diavoli la prendono in giro. quello dai capelli rossi dice che non è poi così bella. le porta un sole arancione, no, viola. serve, dice, a sciogliere quella sua anima. fredda

l’altro tiene in bocca qualcosa o qualcuno: nessuno va a vedere

graffiata, ritagliata in carte, in tarocchi. le dicono che quella sorte sarà solo sua, sembra esserne lieta

lei è sulla porta, aspetta. lui le s’avvicina, a tentoni, alla luce d’una fiaccola improvvisata. forse la potrà baciare

pronta ad averlo, chiede più luce, e corde più resistenti. lo sa che nessuno può salvarlo, chiede. è una crema tenue quella che gli posa sulle labbra. lui ne indovina l’impasto, il colore, dice che no, non fa male


venerdì 18 luglio 2008

sussidiario d'arte - elementi di una conversazione su temi di estetica




Emerson 1823, il peggio è che il riflusso è certo, lungo e frequente, mentre il flusso viene transitoriamente e di rado.
aggiunta postuma di Bloom:
ma il vero peggio è che non venga mai più.
Vincenzo Agnetti, 1969 - Assioma:
dato un punto qualsiasi abbiamo comunque la conclusione di tutte le partenze e tutti gli arrivi.
Del racconto sognato e dell’inversione temporale, tutto che trascorre in una serie di visioni dentro lo sguardo, processi auditivi e metamorfosi del sensibile assai più che modelli.


Piccoli trattati dei nichilismi - abstract#1




Il niente dell’uno, ineffabile per eccesso.

Il niente della materia ineffabile per difetto; viceversa.

Il niente assurdo dell’uno, il niente assurdo degli altri dall’uno, il tutto degli intelligibili, delle forme delle copie, delle materie, il tutto dei fenomeni esemplari idest archetipi, il tutto dei simulacri e delle copie, in sperimentazioni aporetiche delle funzioni del silenzio, nel commento di damascio al parmenide, quando avvolge la totalità è limite, avvolta essa è infinita, ciò che in essa vi è di infinito è il sempre, dei principi primi xiv, europa ovunque lo stesso senso di ozio indefinito come altrove lo è il lavoro, un riferimento anche alla presunta crisi del romanzo, a cose scomparse da un pezzo, il romanzo, la crisi - affare piuttosto di cariti, chimere, ninfe, unicorni - anaximander, le cose fuori da cui..., comunque fuori…sarà occorso l’avervi fatto ritorno… quale messaggio… la lettura heideggeriana, viziata da causalismi scolastici, le cose da cui - separati che cercano di congiungersi, così Artaud lesse tragicommedie sessuali di un cosiddetto stare in un cosiddetto mondo


ditlinde persefone mendez - no more heroes



impalpabile l’incedere di donne sfavillanti come la luna che facilmente danno via anche il restante ma sfinite dalla potenza dell’amore si ammazzarono con una spada quando videro che perdevano il loro tempo disfatto dalle fiamme del maestoso furore del senza nome, il gruppo delle frecce d’amore è qui presente, molto rapidamente riattivarsi per improbabili bricchi di caffè nella dimora dell’esserci in un eterno presente, liofilizzazione del principio di realtà in vasti cicli epici che non rendono e in ogni caso mai s’avvicinerebbero al prestigio di motivati ronzini di successo, frattanto nello scriptorium tangibile alienazione, corpulento e assai delirante codex grandior in cui precipitare con introvabile presenza di spirito, crudeli mischie in cui morirono centomila che mai resusciteranno, massacri, tributi, crisi cerealicole, rasserenanti incontri con la gnostica dama, infinite narrazioni di picareschi tafferugli dove lo stravagante detenuto inserì chimerici notabili e innumerevoli pleonasmi da mietere per l’esigente utenza, licenziosità, ubriachezza, dissolutezza, corruzione, possa ciò portarvi felicità, prosperità e salvezza, l'antichità immaginata da un visionario frescante, vittoria dell'amore coniugale su tribolazioni e incomprensioni, un letargico sottofondo di danze rinascimentali sfogliando gazzette che procurano paralisi hawaiana, la forbita grafomania di un replicante dalle mille vite parallele, giornate che iniziavano atrocemente sotto densi strati di nubi fuggiti da un giudizio universale ricalcante der himmel über berlin, precipitarsi in perigliosi antri per propedeutici brainstorming, sognare possedimenti agresti ed eclissi dal circo filogovernativo mentre a pochi kilometri blasonati suini fruivano delle grazie del re dei pedofili, cercando di decifrare le oscurità di esotiche religiosità che raccattavano adepti in tutto il mondo o i bizzarri atteggiamenti di un principe d'austerità superiore a quella di ogni altro, compresi gli abitanti dell’enclave cristoterapeutica, sul tavolo prospetti con criptiche annotazioni in caso di afasia, insorgenza di epiteti apocrifi o disarcionamenti altri, vediamo come gli sfanga a quelli là, dovevano sollevare lo scudo, evitare i dardi dei nemici che li sovrastavano, spianare gli scoscendimenti delle rive, respingere gli attaccanti, poi quelli che per primi erano balzati fuori si affannavano a far uscire quelli che li seguivano, a ricomporre le file, discesa del disco rotante della fortuna che ordina a suo piacimento altezze stellate del cielo e agghiaccianti silenzi di pessimi attori adorati dal mondo intero in forme, riti e nomi differenti, tre persone in una deità e un sublime tabernacolo, questo e non altri potrà fortificare lo spirito, grazie alla folgorante intuizione, alla sorprendente tenacia il valoroso aveva dunque sottratto a ingiustificato oblio la gloria del thaumazein, per dire qualcosa di persuasivo, ite missa est, ultima cena dei weight watchers, volevano conoscere il significato delle solenni scene, nell’ordine ettore mascherato da armigero del quindicesimo secolo, cesare con corona imperiale, scimitarra e scudo, aquile bicefale che ricordano più attuali saltimbanchi sguarniti di destrieri, croci del santo sepolcro acciuffate da sovrani che un tempo sconfissero gli eftaliti e rifilarono il backgammon agli avversari, arpe, usberghi e altri accidenti, fuga dei traduttori da o verso ctesifonte in cerca dell’eccelso dall’anima immortale, one of these days, indefinito o gerundivo, le turbe di david, alessandro, giosuè, artù e il presbyter iohannes, carichi di risorse umane, chi di grazia sarebbe contento di nascere in una casa di ciechi nati, dove la luce del sole e degli altri luminari è nera come la pece? Là si udivano suonare molti strumenti, vibrare al vento molti gonfaloni, elmi rifulgere e corsieri muovere da una parte all’altra in un gran tumulto che pareva quasi che la terra dovesse spaccarsi sotto di loro, si aggirò per paesi e città, guarnigioni militari, paradisi e inferni il memoriale di un eroe inventato dischiude una finestra sulla devozione al lavoro, al gioco e alla prodigiosità del capitalismo mendicante, un personaggio risoluto a seguire le antiche tradizioni che ricoprì cariche importanti, forse forti e sentite come le pause ricreative in asfittici angoli cottura tra enunciazioni di nuove teorie su poteri d’acquisto o poco appropriate prestazioni trasformate in sequestri o parentesi orgiastiche con supplementi panna montata, ottenne il privilegio di poter governare un regno in cui non vi fosse un solo eretico o scettico, rapsodi o rappers, fratelli carcerati o trans sappiate che nessuna persona osa commettere il peccato di lussuria nella nostra terra giacché immediatamente sarebbe arsa, il viaggio si conclude qui, dopo visioni, iniziazioni e passaggi in imprecisate sfere planetarie, rimosse il fardello distruggendo numerosi eserciti cui inflisse luciferina detenzione in vanaglorioso padiglione d’ispirazione salesiana, ogni uomo qui è un poeta, sapiente, valoroso o eloquente, combattere, essere aggressivi o devoti di qualche genio senza lampada, lo splendore paralizzò il sole, la luna e le stelle


venerdì 11 luglio 2008

stringa per sirventese rococò (epigrafe)




Carmina vel caelo possunt deducere lunam


ditlinde persefone mendez-udakachandra


ઊઐઔੴઆચ
infiorescenze da urlo, sensazione gravemente emozionante senza oggetto preciso o forse infiniti prismi newtoniani, esaustivi percorsi kilometrici sulle rive d’un metastorico ruscello dal letto piu’ largo di quello del gange trasformabile per l’occasione in ricca area per pic-nic o circolo per molto soavi autocoscienze collettive, se traza un sendero muy amargo oppure nessuna valutazione e’ immaginabile, esplose un calore da altiforni addizionato al clima mefitico tipico dei luoghi ovvero all’audace ripresa di corazzate sagre paesane straripanti melopee lisce e caribu’ arrostiti, gli stati dello spirto verso una sorta di trance metayogica, a stento comprendevasi di trovarsi già all’indomani del corpus domini, non avendo riesumato breviari né mulini da preghiera per la bisogna. Immaginifiche labirintiche rappresaglie, notti particolarmente bianche, recitando l’om o meditando su possibili vie che trasportino al bello in un gnoseologia accessoria, la dominazione degli erlebnisse ancora e sempre, stato originario degli evasi dalla zoologia, vertiginosa dialettica di fittissime epistole che narravano di sovraccariche riflessioni über den grund vom satz, con strascichi di cante (canere, carmen, giardino magico o villa neroniana) jondo, une flore blanca que se arranca sin piedad o altri non-sensi linguistici, amore che fuggi da me tornerai e altre robe vediche polverizzatesi malamente nella durata o in inebrianti sessioni ofite che si sentiva la conflagrazione e forse la condivisione delle tutte le disgrazie di infiniti universi possibili, ahi lasso, profumata infusione giavanese rigenerante meno nociva dell’amarone o di prestigiose caraffe liturgiche, viscerale auspicio irresistibile del corporeo, rimembranze non proprio mirifiche, 1982, esterno giorno, valle poco incantata e contaminata da giostre venatorie sabaude, seguaci di wötan lasciarono tracce qua e là, tulilemblemblem, che cosa sarà stato attivato da chi, ennesimo fiacco tentativo di catarsi scritturale, depressione caspica arricchita da eventi bellici per nulla incoraggianti che forse rispecchiano la natura caprina di codesto anno, gli annessi e i connessi, che belzebu’ o chi per esso se li porti, possano gli inceneritori di tutto il mondo essere colpiti da orticarione senza tregua, da prurito anale persistente anzicheno’, possano essi ancora girare tumultuosamente e senza sosta in tutti i ricchi sedici piani di barocchi inferni bauddha oppure possano i loro congiunti rivoltarglisi contro, una volta per tutte oppure a puntate, secca, cielo allo zinco piu’ schegge di che un sano whirling possa farli precipitare,in una surreale gita verso il fiume in improbabili autocoscienze, rusticana superficie assediata, onore ai sommi veggenti, fulgidi progetti di improbabili ricerche interdisciplinari che non vedranno la luce né tantomeno il giorno, ruvide discese nei sotterranei dell’opprimente edificio misericordioso, tra i tanti palpiti, macilente stesure nell’hangar ermeneutico per kafkiani sapienzei, possa tutto cio’ finire in una fitta foresta di ortiche giganti, s’é perduto in quali spire parecchio punitive e sembra essere come certe mattinate plumbee alle scuole medie sulle quali conviene sospendere il giudizio, la negatività ontologica peggio degli olocausti nucleari o degli esperimenti a los alamos o quale accidente nervino, valori autentici o storie di vita vissuta o vera, che differenza fa, c’é sempre chi non é bastevolmente all’altezza di chissà quali corti di re artu’ e i suoi sgherri o altri seguaci scarsamente prezzolati, forse non era troppo cotto o provvisto di qualità elegiache o cos’altro ancora, atmosfere insostenibili con serie di coproduzioni indicibili, non saranno bastevoli fiorite ghirlande di rinascite né il wat pho, eppure sono vivo dovette dirsi, consolatorio nel coacervo di perle di sapienza per bufali neanche acquatici tenuto assieme con argomenti mirifici e sformati di pepite di entlebuch sepolte da ingredienti segreti, come aveva detto lei si’ anche a voi e per tutti noi, cosi’ é stato udito anche dalle mura e forse ma forse dai sordi che lo istoriarono ai ciechi, il convoglio s’arresto’ in una enclave da urlo, frammenti di declamazioni sui grandi del presente, lattine giganti di bevande esilaranti, nubi zeppeliniane di misture fatate, distributori di snacks polverizzati da palle chiodate o vigorose orde di imbestialiti, qui vissero e si espansero grandiosi saggi illuminati e illuminanti, con successivi ampliamenti faunistici non tra i piu’ leggiadri, frattanto giunsero segnali di vita che narravano di gite sulle nevi dello yeti ovvero di risanamenti piu’ o meno riusciti di settori molto out ultimamente, con glosse criptiche anzicheno’, niente chalet metastorico né visioni della piana di lumbini, troppo screanzati gli eventi degli ultimi tempi, al limite se proprio proprio dopo tutto cio’ che era stato fatto, largito e via dicendo, non restare a dormir sola, quasi necessario rifugiarsi in un covo di lesbiche delle caverne o in un coro polifonico barbaricino, tra un po’ l’ora stregata farà il suo ingresso e una trincia di sonno rem sarà carpita o sacrificata agli dei delle zone contaminate o denuclearizzate, incapacità di redigere minimaliste epistole, qual strazio, sortendo dall’antro cinematografico apparve l’imbufalita consorte del reduce da sindromi patatropicali ovvero inebrianti traversate riparatorie nei mari corallini di sontuosi arcipelaghi di gusto eccelso, ahi que dolor, credeva che il contributo alla dissoluzione della loro fulgida unione ovvero chissà quali incontri conturbanti, con sosta verso ruderi pseudogotici per concludere narrazioni di stati di agitazione o sortite dagli emisferi next age anch’essi asfittici, ecco appunto, la notte piu’ lunga tra turanici ulivi fulgidi chiari di luna ragioni della fede o vicende non tanto lecite, atmosfere vellutate tra acacie fiorite e rimembranze fin troppo articolate o proliferanti, frattanto schiudevasi una dimensione altra, privazione e interrogazione mentre gli eventi venivano inghiottiti in poco efficace precipitazione, passaggio alla lotta armata o quasi o forse che trattavasi di tornei di sumo tra verdi colline poco nirvaniche, nell’antro sensazioni troppo potenti con strascichi lirici anzicheno’, poi il ricomparire dell’improbabile hombre sotto ancor piu’ incredibili sfaccettature prima di essere – o forse già da sempre - trascinato verso universi di elettra o altri personaggi orrifici senza pietà, tipo giona nella balena senza storion, aiuto aiuto sembrava quasi sussurrare, stati indescrivibili nella scacchiera magica o regno di non si capisce quali prestigiosi principi o principî, der stand der faktizität, solidi palagi rigurgitanti meraviglie, calici dell’amicizia carichi di frammentazioni cordiali o conflagrazioni pneumatiche, verso percorsi napoleonici interrogandosi sulla storicità o la schiavitu’, altra discesa in sotterranei non proprio apostolici, poco dopo un altro essere la fece scomparir e con essa i significati dei significanti ola spazzatura di inconsistenti distanze semantiche, soleggiato l’arcadico pascolo o cosa cavolo era, non poteva mica continuare cosi’, forse se non avesse avuto l’audio, intanto tra gli orrifici il prosieguo gli orrori e le oscillazioni traboccanti di insolubili, la grandama traeva notevole godimento visibile ovvero respirabile, pare, anche le gite rustiche erano una gran figata piena di entusiasmo e motivazione, chi non partecipava non poteva certo ritenersi degno del da-sein o degli esistentivi, diamine, opacizzazione del tattva che lo condusse dalla sua antica amante con deliranti manovre ovvero sessioni shivaite verso sublimi metafisiche della luce riciclate piu’ da vite precedenti che non da plumbei contesti attuali dove il logos si appiattiva sulla consistenza del rognone o la possibilità dell’agnello macellato, ritirandosi su se medesimo e risultando di un corpo ferito, affranto, demolito da ansiolitici di fortuna, litri di bevande metamoscovite, aforismi insopportabili e ionosfere invelenite, impossibile riciclare seta o candore o altri artifizi, dov’é finito quel senza eguale, che cosa é stato distrutto da chi, l’entropia e i serpenti intorpiditi che si mordono la coda senza neanche un’ombra gnostica, annientamento o ultracorpi, d’altro non succede nulla direbbero alcuni, crisi filosofica ed esistenziale arricchita da interruzioni troncamenti alla radice operazioni assai pragmatiche, metamorfici flushing meadows senza che i mostri atterrassero con le loro molestie, cupe vampe o livide e soporifiche stanze di fortuna, quale aridità, tra i preta non dev’essere un granché, meglio cosi’ oppure also sprache qual paragrafo di sein und zeit che rifarà la sua invasione, proseguiva l’effusione dello spirto democratico su baghdad, giornate belliche cariche di tensioni psicologiche oltreché di raffiche, vale la pena approfondire, aridi universi giuridici decifrati alla bell’e meglio, la sacralità dell’anandagocara senza elisir psicotropi, le perle ai porci, storie parallele verso la sorgente petrolifera, sembrava quasi dunque di sentirsi venir meno l’augusto terreno da sotto le estremità, una percezione avvilente eternamente presente e ineffabile, tra i giardini di allah qualche fiore inebriante spandeva sogni a tripla mandata o altri nonsensi, tra le mura di chissà quale profeta che ogni primo sabato del mese stordiva i piu’ coriacei decantando miracolose virtu’, meglio le montagne russe che parevano addirsi all’instabilità contestuale o alle sue articolazioni, ecco dunque le anime difettose di chi si nutre di negligenza menefreghismo e illusioni atroci, solenne la costruzione color topo in puro cemento armato con vista sul tempio dell’unione di maiali, accanto cataste di riviste fin troppo prestigiose dal cui riciclaggio sostenere popoli lontani o altre iniziative ammirevoli, come sempre, fastoso ritorno da attricetta isterica, blasonato da oscure pratiche purificatrici o edificanti soggiorni su cio’ che resta del vicino oriente preconflagrazione, se aveva dunque gettato i semi, quali frutti deliziosi, massaie rurali gongolanti e funzionari lividi che raccattavano gli ultimi petroldollari su tavoli poco arcadici, é bello ritrovarsi, con canti e danze, poi al piano superiore della mescita futurista liquidando le meraviglie della casa, fotografie introvabili di memorabili mattanze di camosci carpite per l’occasione - ché non si sa mai, a volte tornano - durante interminabili giornate di zinco consacrate ai pilastri di improbabili esistenze, cos’avrà poi fatto la juve ergo qualcosa é rimasto, l’epa ingorda protesa in avanti, la giacca gessata che sprigionava potere e gloria, accanto i soliti seggi in plastica scarlatta, nota coronata niente fascinosa ma era già tanto che qualcheduno si prodigasse in sfere melodiose, eccoci, was heisst sich in bedeutung orientieren, chiedetelo a quel sapiente avvolto da loden tirolese e virgulti dai nomi biblici ovvero dall’ipernutrita sposa, altra vacca da guerra, la mattina uno sfolgorio di bevande liofilizzate in preparazione a cammini salvifici verso cime asfittiche, l’altare pieghevole sostituito da un provvidenziale sasso, non so proprio come far oppure né con la guerra né con gli eserciti ma col suo santo spirito, phänomenologie des geist, signore del grande universo piu’ altri attributi forse plotiniani, zitti voialtri o vi do un pugnatone sulla testa, e adesso con plinio ci sarà una bella caccia al tesoro, su forza, ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo, il prosieguo si perse per carducciane scarpate o nei calderoni infernali, una taunus carica di vettovaglie verso un pianoro poco propizio, oggi vi osservavo, qual novità, osservatori permanenti di rose niente mistiche, e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altrooo, se pesco chi fuma dietro i pini lo concio per le feste, de jure predae, l’abitabilità del pneuma o altre vicende per dolorosa via, ecco il bigoncio approntarsi per il lauto pasto, e ringraziamo anche per coloro che non ne hanno.

lunedì 7 luglio 2008

omaggio a William Seward Burroughs

domenica 6 luglio 2008

premessa ad un sussidiario d'arte







aperiodico, senza fine... da scoprire: sillabari arcaici con i poteri meravigliosi del

non conosciuto, usati grossomodo come elenchi telefonici, annuari o bolle di scarico

fra lo scrosciare di un temporale e l'accendersi di nobili pensieri, l'ascolto

condiviso che genere possibilità di mutazioni in tempo reale, questione anzitutto

d'esodi


martedì 1 luglio 2008

sempre da quest'ultimo - TENTATIVO PER SALVARE LA LETTERATURA







Per almeno indossarle dovresti almeno indossarle rosa che sarà rosa. Per dovresti almeno indossarle sapendo che sarò rosa come le sue... (sic ndr)


Prolegomeno ad una lettura degli alfabeti asemantici di Albino Galvano in parallelo alle narrative di Gastone Novelli




le bain de diane di pierre klossowski e l'hilarotragoedia di giorgio manganelli che quest'ultimo teneva accanto a sé, 1964, l'artemis efesia di Albino Galvano non ancora, comparirà dal futuro remoto nel 1969


cos'è lo spazio? sono delle piccole case per passare