giovedì 29 gennaio 2009

istantanea dal fondo manoscritto
















martedì 27 gennaio 2009

epopea di un ritaglio


lunedì 26 gennaio 2009

raccontare il presente


Questo presente è gia’ stato raccontato,questo futuro è già stato archiviato.
(a proposito di:
raccontare il presente,affrontare il futuro)

venerdì 23 gennaio 2009

istantanea da pagina parzialmente pubblicata - allegoria della scultura






istantanea da testo mai pubblicato - sogno meridiano






mercoledì 21 gennaio 2009

VISPO

VISPO

istantanea di pagina non pubblicata-racconto d'inverno 1993

The proteiform graph itself is a polihedron of scripture.

istantanea da pagina non pubblicata.appunto del'immanenza

istantanea da pagina mai pubblicata-lettera a gino gorza sulla poesia ottobre 1996

martedì 20 gennaio 2009




sabato 17 gennaio 2009

virtù sistematicamente deteriorate da atti

virtù sistematicamente deteriorate da atti temerari, per la nostra anima e la nostra gloria, si struggono e si estendono nell’avventura del destino che converte la propria creatività in traboccanti varietà di movenze e singolari manifestazioni di verosimile istrionismo, in una utopica agreste sala da ballo aveva arpionato una matrona imbattibile nella fellatio, magistralmente eseguita in affollato parking senza troppi protocolli, a qualche kilometro tra i ruderi della superba industria altri godevano delle proprie donne davanti e di dietro, accanto a stupefacenti padiglioni un vitreo teologo del gruppo biblico di ginevra, un’edizione critica del manifesto marxiano, voraci transalpini persi in trance da trascinare manualmente nelle auguste sale allietate da esangui musici ispirati da regressi e barbarie e nel pronao un urto fatale tra volumi e carichi altri, nella nube di atomi moti di assestamento, vetro, resina, zolfo, frattanto oscuri sovrani sassanidi completavano barocchi indici analitici, sequestro durante lo sgombero di rifiuti plastici, imprecisati sciami nel ventre riflettendo se piazzare chiodi o altri dissuasori, passò all’atto in maniera boccaccesca, che amarezza, un essere incantevole eppur bramoso di prestazioni che nessuno aveva la forza di somministrar, poco apostolici esercizi senza partecipazione emotiva intanto che esso o egli era ormai in orbite siderali lontanissime e congetturava prossimi incontri più approfonditi, inatteso sbarco che ottenebrava scagliando in universi paralleli interrotti ed esecuzioni memorabili, piero della francesca, iscrizioni regali dimenticate in chissà quale satrapia o all’origine del mondo, esterno giorno, cielo opaco e scolorito, infiammato ancorché assorbito in labirintiche ermeneutiche della wirklichkeit, aveva avuto impressioni molto positive, positivismo, logica formale e crisi cerebrali, inutile dire che ogni fluttuante contemplatio o commozione estetica era ormai polverizzata, tumultuose propensioni karmiche abbattono l’amore per la bellezza o in ogni caso non lo fortificano, la vibrazione della voce spazzava via ogni frammento di principio della realtà o eventuali cumuli di neve, impossibile eccitarsi o riscoprire la dottrina del conatus neanche di fronte a cotanto fulgor, irruente e forse anche sadico, la chioma afferrata con una impetuosità che anelava ad afferrare la totalità e anche di più, fuori dal lupanare era preferibile essere estranei, toccò spiegarlo tra folkloristiche allegorie e didascalie approdando al corno di lepre, ancora più dirompente sotto una gotica acquerugiola e assai determinato a riconquistare precedenti paragrafi, attività terrificanti, immettere improbabile rigore in un’oasi di tupamaros o in introvabili appartamenti collettivi tra nerboruti in cerca di calce e slavati slavi ebbri a caccia di pigmenti favolistici, piogge sparse e sessioni densamente hard, blando sottofondo klezmer, crocevia di peccatori d’ogni sorta che sbarcavano a raccontare le loro calamità tra brocche di saké e intrugli di miso e wakame che almeno non deteriorarono uno sconquassato metabolismo, scorrerie di argonauti e bisonti nell’esofago, interno notte, glaciale salone delle grottesche, me falta la palabra, si avvicinava leggerissimo, voce serafica e vertiginosa fragranza, iperbolico concilio un po’ svigorito, uditorio raro quanto intorpidito, uscita dal solenne palácio, peripato sotto poco stellata volta, niente night, inenarrabile flusso esistentivo, minimalisti calici blu di prosecco, baci roventi, dimmi che mi ami, così lui, verso un universo fantastico che neanche immaginava, la percezione del sonno e del respiro, una curiosa insonnia si impossessava di ciò che restava del giorno o dei giorni precedenti, giornate sulfuree, allo zinco, invelenite da atrocità varie nel nome di deperite istanze scientifiche o di presunti luminari che avevano trasceso il trascendentale, cercando di congiungere profonde intuizioni misteriche con lampi di intelligenza che salgono l'uno dopo l'altro sulla scena e si fabbricano ad arbitrio i soggetti dei loro mondi come se si trattasse di favole, i gusci semantici di idiozia e imbecillità e il meditato coraggio, tutto attorno si fa sempre più torbido, nel dubbio meglio sospendere il giudizio e astenersi da ogni cronaca di fughe annunciate, levare il campo e con quale coraggio arpionare questo filosofo per migrare con lui nell'eccelso, o meglio che cosa aveva evitato ciò fino a quell’istante, quasi investita dal suo passaggio, impercettibili lampi nell’inalterabile, diafano es tu rostro, le quantificazioni svaniscono, inutile simulare indifferenza o argomentare improbabile animosità, non serve nutrirsi ché della tua voce mi sazio, aimance, différance, entrata in mondi altri apparentemente stridenti, rude discesa tra racconti portentosi e costruzioni perifrastiche passive, ritornò per motivi non certo letterari, sogni stravaganti riferiti da campo de’ fiori mentre l’etereo grado noematico sprofondava in un insolito smarrimento, una minacciante matrix glocitans tra sentieri assai fragili, dai poteri del corpo ai corpi senza potere, le corps fait peur à ce moment, tautologico il descrittivo, inebrianti vortici verso l’antimateria


giovedì 15 gennaio 2009

istantanee da pagine già pubblicate

martedì 13 gennaio 2009

piccoli trattati dei nichilismi - frame





niente assurdo dell’uno, il niente assurdo degli altri dall’uno, il tutto degli intelligibili, delle forme delle copie, delle materie, il tutto dei fenomeni esemplari idest archetipi, il tutto dei simulacri e delle copie, in sperimentazioni aporetiche delle funzioni del silenzio, nel commento di damascio al parmenide, quando avvolge la totalità è limite, avvolta essa è infinita, ciò che in essa vi è di infinito è il sempre, dei principi primi xlv, europa ovunque lo stesso senso di ozio indefinito come altrove lo è il lavoro, un riferimento anche alla presunta crisi del romanzo, a cose scomparse da un pezzo, il romanzo, la crisi-affare piuttosto di cariti, chimere, ninfe, unicorni-anaximander, le cose fuori da cui..., comunque fuori... sarà occorso l’avervi fatto ritorno... quale messaggio la lettura heideggeriana, viziata da causalismi scolastici, le cose da cui - separati che cercano di congiungersi, così Artaud lesse tragicommedie sessuali di un cosiddetto stare in un cosiddetto mondo


piccoli trattati dei nichilismi


La storia cosiddetta, arrestata, in manoscritti alterati, il suo adagiarsi in ornamenti invisibili, uno dei journaux cui affidare pensieri. Ignoto se fosse dovuto al caldo ed all'afa formidabile, nella versione estiva, oppure alla neve che cadeva, su tutto e su tutti; restare comunque dove si è, altrove, a casa. Le auto immobili, gli aerei sospesi nell'assenza di movimento, le navi alla rada, nessuno si muova; su quadranti spenti neppure la morte può apparire. Il ritmo scava dentro un abisso un altro abisso, curvandovisi la voce li ricolma.






venerdì 9 gennaio 2009

trascrizione automaticamente generata



rie; ond' ei deliberò d abbandonare anch' esso il
Citracuta insieme con Sita e Lacsmano, e di visitare
in una lunga peregrinazione attraverso i monti
meridionali dell India, i più celebri romitaggj e i
saggj più venerati per età, per santità e sapienza.
Si conduce ei dapprima all' eremo del solitario Atri,
(juivi i tre esuli videro ed onorarono la celebrata
Anasùyà consorte del Risei, la penitente antica di
cui eglino avevano udito già raccontare le austerità,
le meraviglie, i prodigj. La divina Anasùyà , canuta e
tremante per antica età, accoglie con mirabile lesta
la bella e giovane Sita, si stringe con lei a fidalo
colloquio, la commenda del suo


lunedì 5 gennaio 2009

sommario dei temi qui trattati




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bildungsroman automaticamente generato, graffito con scioglimento dell'intreccio


da paurose gelide solitudini d'oscura infanzia ai trascorsi del nervosismo da adolescente fino a che furono sottomessa ancella la mente e puttane i pensieri.


vita inesemplare di Cartesio



morire di nordico freddo antelucano dopo aver generato errori fatali e strumenti inutilizzabili in una stanza surriscaldata, scappatoie egologiche, affari di conoscenza definitivamente bloccata sull'occhio morto, anatomico, che non vede, dentro un mondo suddiviso in due cose, una che si estende, l'altra che pensa, tre secoli dopo rimasero quattro fogli diligentemente vergati, indeducibilità dell'ego dal mondo, del mondo dall'ego, di entrambi da sé stessi e dalle loro relazioni



soggetti, abstract dalla tavola dei testimoni








nota al post precedente







sabato 3 gennaio 2009

il problema del testimone da heisenberg all'advaita vedanta senza ritorno,traccia di un soggetto già scritto per uno ancora da scrivere