mercoledì 25 giugno 2008

roberto cavallera - ivagr a i calis




una ragionevole verifica. una forma chiara. mandata improvvisa. di nuovo a parte. risultato che si grida poco, praticando un po’ tutto. ogni tanto, per bisogno, visto, seguito, si poteva urlacchiare sopra, vista la testa un poco. una calma che aveva un suo spazio, un coperchio
creduti definiti puniti. maniere mosse fra pose, definiti puniti per
mossi ma nel modo solito. solo prima lo stesso e prima ancora
i rapporti- la digestione- ormai presi da prendere prima e dopo. i pasti- segretamente. era un andare, un mangiare o volere (ma certo, entrato
centrato il tempo, un voto.. suo tempo un vuoto
tentato un esempio mangiato nell’indifferenza
dalla parte persa, finalmente feroce, prima più, abbraccia bacia forte fatto bene il regalo il solito faceva l'occhio una fessura
cercato se c’era ancora, no perché se no, se c’era ancora
il resto sui capelli sul resto a dire a fare discretamente -anche enormi a veder bene questi, i fianchi pieni caldi la vita la faccia
principio con polvere fina, un tavolo esplicito, la luce, esplicita quella cosa, avuto un momento
reso il motivo l’ambiente, le scarpe il muro. un conversare seduto con piccola eccitazione, studio di schiena, volesse il caso, annaspando, perché d’origine vera, controllata- ci riposa dentro la scarpa un livido ci riposa sul muro un piede. il muro detto che non si sporca e poi si lava
avrebbe quella dentro un livido dentro un piede dentro una scarpa
un muro, stesso di prima, adesso
non fatta lunga ma giusta, il tempo -ritenuta profonda qua
un po’ -una strisciata, la suola nera, eh -una calma interessata -si parla di tele, di figa, di calcio. al riparo dato da un conto di piccoli ricami al chiuso, salutati, inspiegati, un fianco ancora
bastati dopo
finta diceva come l'acqua non torna
risposta intatta. inclinati deviati, ah no
mai così tutto a pensarci, tenuta di solito un’aria maligna. ma non basta
ancora una grammatica di cose da fare, da portare
così bisogno contato di