___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ROBERTO CAVALLERA-BOZZA PER
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un giro un passo, inclinato tenuto molto. reso conto fermato su una complessa. intesa un'insistenza, due facce, prendete e. fatti di colpo umani, per singolarità (devono essere composte di parti). prendete. se insistere sulla porta, si spiegano, se l'aprisse per cortesia. fare posto per passare. scaffali a semplificare, si tramandano. prendete. chi pretende. significa che non è complicato, andare, avere. lo scambio sotto forma d'una specie, d'una lotta, e in rapporto a questa lotta chi perde. prendete. e in rapporto a questa un quadrato, più misterioso: ma esattamente cosa. ammobiliare spazi. chi li vede, chi li vede. i suoi. sì se cambia la direzione, la distribuzione dei punti. “sapete, il popolo manca”. il popolo manca. si possono chiamare. sarà un doppio punto il momento mai chiaro – queste affinità fondamentali - una coincidenza, se esiste. ecco, giunti alla fine. tuttavia succedono
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la gentilezza dell'ascolto la conversazione di cinzia la teoria delle funzioni, delle articolazioni, delle performance storiche. a passeggio nei romanzi (nei moderni. alte teorie indifferenti al sapere chi è da dove arriva quale la causa l'effetto il problema. invecchiati male come invecchiano gli spiriti, anche. impronte al passaggio. quasi niente. goffredo compie un gesto uno slancio fondamentale su una porzione di tre lettere. così corretto nel dire ciò che scrive e detta, a sua volta inventa quel che rimane. si delineano i rudimenti, s'ammira la tecnica del giardino, messi a prendere un tè. due: s'avvicinano le tende per fare un po' d'ombra, per tenerle lontane sì per proteggere dall'aria: "c'è posto nel roseto per tre
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si procederà da qui, presentandosi tutta una serie di corrispondenze già viste: hanno familiarità con le azioni (abbastanza bene). ci sono vari tipi di condizioni richieste (consumano correttamente). vengono rapidamente classificate categorie di azioni, andamenti, gesti. giunti a conversazioni. precisano gli scambi. è suo figlio? uguale, uguale. dato un primo senso. un buon punto, una partenza. possibile prolungare fino ad avvicinare. in via molto approssimativa. altre singolarità: essere figlio, ribadito con inflessione del posto preferita a una dizione più consona "il mondo è la serie infinita, è così. si dà un tono. sembra funzionare. poi la domanda-conclusione a proposito di una curva imboccata male. una superficie a curvatura variabile, si precisa, è per quello che ha sbandato. goffredo dà segni di nervosismo, inseparabile dal proprio dolce, sezionato in parti regolari nel piattino. non c’è bisogno di insistere, intima. e l'universale, il generale, il particolare, il singolare. la densità della ceramica che tiene il caldo
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terminate assunzioni. liquide e solide successivamente a qualcosa di assolutamente nuovo originato da un evento, più precisamente "un'ulteriore singolarità. soffermati su profumi, colori, fisiche cristallizzate su più punti, linee immaginate per via dell'ordine dovuto (dal punto di evaporazione, poi di cristallizzazione) si presentano ancora sempre come singolarità. un omaggio al già intuito, per questo predisposto un atteggiamento. un presentimento (si sta per dire): che abbiano - può darsi - un rapporto del tutto particolare ecc detto. "è una logica dell’avvenimento. chiesto che tipo di rapporto, che sia specificato. l'ultimo avanza un'ipotesi partendo da un'idea, la segue, la prende. prendete. un insieme di possibili". goffredo rigira nella tasca una pasta, l'ultima rimasta
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queste non possibili sono opere misteriose che si biforcano in racconti in deserti in finzioni (carmelo pare irritato). viene letto un passo senza verificare cosa che sta sotto ("ciò di cui si parla fugge alla terra"). si guardano, carmelo si guarda intorno, perplesso, per via delle tende in giardino, dove tengono, cerca il trucco. riconosciuta buona parte della zona, il posto, i sentieri. il grande ciclo degli elementi ("ciò che vediamo è il problema"). goffredo alza la voce, non ha quasi bisogno di ascoltare quel che dice, lui cita: parlando del ciclo appena finito "compare a dio una scelta un’infinità di mondi ugualmente impossibili, l'idea è bizzarra. si leva dalla succitata terra una voce, un recitativo coatto, suggerisce alternative, si decide per una e là si deforma un sostegno per via del gran vento
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cause che eliminano altre. notato che si tratta della stessa voce, giù, che dice di fare attenzione se si versa dalla teiera. si discetta a lungo di cadaveri, quasi inestricabili tanto erano fitti, prendevano posto ordinati, nonostante la tormenta. viene decisa – unanimemente – la sospensione di tutte le attività. immaginato un sibilo un fremito perverso di goffredo (fa passare la propria essenza in secondo piano disquisendo di spettri e spazi vuoti, gli occhi, ogni più piccola cavità, vorrebbe a contropartita un seno da palpare, darebbe un senso definirebbe un assunto. scurisce intanto fuori (un principio di nero). goffredo rinuncerebbe per questo a ogni comunicazione a ogni teoria "invece nutro dubbi, affamo certezze, passo e chiudo. nessuno, nessuno (continua ma non qui
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s'opera su uno strumento al meglio (scelto il) immaginato un dio che non sa nulla di comunicazione (non che questo..) che non abbia preoccupazioni, che non abbia di meglio che abbia la preoccupazione del migliore, che cerchi di immaginarsi, almeno una volta. caduti i rigori dei termini, le minime informazioni. goffredo e giorgio, in mancanza d'altro, creano soli giocando con limoni presi dalla fruttiera, così diversi, in compenso.. in compenso ritrovano affinità tra futuri, fra tempi diversi, che a loro volta proliferano e ancora, loro pure, si biforcano. intercorrono nature dai vari scioglimenti dai vari possibili: si tenta d'uccidere l’intruso che ha natura di nuvola, di pioggia. andrea sviluppa una certa ansia, mancando gli ombrelli, temendo i fulmini
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sulla cerata del tavolo: riflette. cos'è che resiste all'immagine. l’intelletto, forse. volesse il divino che nessuno abbia mai sorte. osservata (ad es.) con indifferenza una statuetta mai concepita prima. a mostrare come il vederla sia una semplice applicazione, un puro esercizio, uno stile, fatto alla buona. allora un po' meno teodicea, si protesta. ancora più interessante il secondo punto di vista (facendo l'arto il resto): con in mano il proprio romanzo goffredo afferma che la sola cosa a resistere sia l'autore (facendo l'arte il testo). non smuove membra parlando maurizio (detto il bianco) in un certo qual modo. ci sarebbe bisogno d'un auricolare. un'altra riflessione, una lunga riflessione. riassunta però rapidamente: protagonista balthazar, il mulo, o l'asino. un giovane dalle idee cinematografiche, di filosofie quotidiane date al caso, alla transumanza alla disgiunzione voce / sonoro ecc nelle condizioni descritte consistenti nel dire: nulla è straordinario, tutto è dato in precedenza. ora, quali sono gli atti regolari e ordinari
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è questo un atto regolare e ordinario. tutto ciò che accade rientra nella parola che si leva nell'aria. quell'aria calpestata dalla pioggia (romanticamente goffredo). quale oggetto si passa sotto la gonna? fa una qual resistenza. francesco la pensa rincorsa di volta in volta da una timida bramosia, vorrebbe confessarla a moishe, a giovanni ma non sono stati invitati. si farebbe un'innamorata sebbene richieda uno sforzo, una memoria. viene accesa una musica fuori dal comune, non appena pensata rimproverandola le dice: “tu non capisci è tutto così astratto presto lo scoprirai. una lotta alla deriva, agisce contro la ripartizione del fato, la musica culmina in un grido "poi dissolve
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così? prolungandosi in una serie di preliminari fino a come disavvertirli (crede) s'avvicina uno, bussa al finestrino
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fuori, fuori, andatevene, non voglio storie da queste parti, teodoro, teodoro sei tu?
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in uno degli appartamenti presi in prestito da federico cercano di farlo velocemente ma dolce – che un'idea è un mondo - ma non lo sta già a sentire. ha l’impressione che si tratti di qualcosa di molto semplice, in bizzarro contrasto con il portone barocco, le scalinate in pietra, il barocco - ripete per non venire subito - è concetto, non filosofia. il procedimento è contorto, l'amplesso pure, deve ammettere
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il piano più alto, più in alto, nei piani successivi altri che non sognano affatto, tutto quello che sognano è inghiottito da quel che sognano. guardano, ma non lo sanno, infinitamente verso il basso. il fatto è che si tratta d'una fanciulla graziosa, un divoratore terribile la sua anima, di grande volume, teodoro non può non domandarsi quanto siano presi l'una nel sogno dell'altro: fottuti, fottono
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cosa ciò voglia dire: “perché c’è quest'arbitrio?”. cadavere, ora vorrei parlarvi. l'altro esempio è l'idea (una) “è la storia di questo mondo - da qui la famosa dissociazione vedere/parlare. risponde d'improvviso la dea, pallade - disgiunzione tra il visuale e la storia. salvo eccezioni. mentre violentava lucrezia s'ammassavano curiosi agli abbaini: che il teatro non avesse denari per le repliche? bisogna rifare. assai più convenevoli mentre facevano, farsi – presi a incornare re e rome, tutte intere. ma non vedeva tutto: vedeva male, per via del cristallino, della bassa rifrazione così da assicurare la separazione del vedere del parlare, appunto. del visuale e del sonoro. (il sesto che violenta lucrezia quell'altro, un terzo, alto e bello. goffredo bagna un orticello
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vengono approntati spettacoli. uomini da vedere. donne da avere. su in appartamento danno le chiavi per aprire, si scelgono le prime due. nessun piano superiore. svolte le operazioni non se ne avverte il senso, l'interesse. la parola si leva nell'aria si reca altrove, in traccia al tempo stesso, succhia la ruota segue la scia. parla sprofonda sotto. cos'è dunque questo? tempo di non ripetere. divergenza del punto dall'attimo. hanno un piccolo numero in successione a - tra l'uno e l'altro fare qualcosa, divagare oppure sfidare il caso, le idee. aggiunto fuoco al fuoco. si stimano gli elementi. "a costituire, a costituire. al posto del palazzo (e del re) ora un cinema
sabato 9 maggio 2009
per Deleuze
Pubblicato da riccardo cavallo
Etichette: roberto cavallera