sabato 28 luglio 2007

da proust



(Chaque personne qui nous fait souffrir peut etre rattachée par nous à une divinité dont elle n'est qu'un reflet fragmentaire et le dernier degré, divinité dont la contemplation en tant d'idée nous donne aussitot de la joie au lieu de la peine que nous avions). Tout l'art de vivre, c'est de nous servir des personnes qui nous font souffrir comme d'un degré permettant d'accéder à sa forme divine et de peupler ainsi journellement notre vie de divinités. (M.Proust) - quello che non apprendi oggi da noi non lo saprai mai. Se ci lasci ricadere in fondo a questo sentiero da dove cercavamo di issarci fino a te tutta una parte di te che che noi ti portavamo cadrà per sempre nel nulla(lo stesso, nelle jeunes filles en fleur).

[tutto dunque e pieno di dei più di quanto ci si accorga, l’avvertimento proustiano risuona fin dall’epoca presocratica attraverso tutto l’ellenismo ed oltre - fino al desolato deserto di ora difficile persino a nominarsi… ecco di seguito, quello che io credevo un brano e non è che una frase mozza che trascrissi dal temps retrouvé, so dove, ma non so dove sia la trascrizione, un’epoca fa, e dire che era già da un pezzo il XXI secolo] LASCIAMO CHE IL NOSTRO CORPO SI DISGREGHI, GIACCHE’ OGNI PARTICELLA CHE SE NE DISTACCA VIENE, LUMINOSA QUESTA VOLTA ED INTELLIGIBILE AD AGGIUNGERSI ALLA NOSTRA OPERA…

(la parte in lingua francese è stata fornita da Laura Silvestri)

Immagine: Danae, di Artemisia Gentileschi