giovedì 5 febbraio 2009

roberto cavallera - dansette





dialogo di meraviglie, di profonde, tenere, tengono lo stesso tempo, gli stessi anni, misure lunghe, strette, cantate esatte prose sparse in riduzioni, in principi, uguali, uguali. trovata sulla mano una riga, se tenuta non si muove, dura un minuto, dice la vita, l'amore. per improvvisa assenza si apre una luce, una porta, dietro stanno congegni, invenzioni. viene dipinta così una massa, bene, bene. distribuita con un certo impegno. entrano alcune persone. fanno parte. fanno tutto. dotate d'una perfezione un po' rude, se messe a vagare resistono, sospese in soluzioni, distribuite ai lati, credute al centro. selezionati i brani. segnati in calce. la sala si riempie. con pochi tocchi si mettono dritti, in posa, si posa la punta in mondo da ascoltare ah, dureranno le pile più della musica? mossi allineati a filo, stilati in porpore senza pari, scritti sviluppando caratteri, stesi come nebbie, per letture più valghe. segue una pausa, una ripresa, un orizzonte servito al movimento a lucidi crismi di pallide, di cattive


satelliti in gran numero in gran numero i pianeti. non si sono accorti che non è la stessa cosa. accade di riceverli, di comunicarli con pena, disegnarli come sorti. sono le stesse le stelle prese in bocca dal cane. ma quante, moltiplicate, precise, ferme. si possono fare calcoli, conseguire condizioni. materie per spiriti caldi. l'incapacità delle strutture a definire il luogo, a ricostituire l'insieme. alla fine accelerano, sbattono su chine maltirate, a caso, si trovano facce, attività, si trova più campo, alla fine. quella con il caschetto da cinematografo sa sciogliersi con poco ma non ancora imparato, non ha imparato


la fatica della figura a rialzarsi. va via con la macchina, ha preso le chiavi, col cazzo la neve, fa. quelle, pesti trasformate in grazie in fate (richiedono accorgimenti perfetti) avanzate, messe nel regalo, nel libro finto, quello vuoto dentro, vuoto, dove viene fatta una lana garbata a coprire, a trapunta di bocche sottili, sorrisi, bocche di delicata viltà aggiunte vane a carezze improvvise, a intuizioni, toccate, se toccate


si fanno visite ma che siano brevi. si fermano poche ore poi vanno via, diluiti in stranìe serene, versano con evidenza contrasti, liquidi, gli amari con i dolci, trattano le parti doloranti premendo più forte, come funziona tutto, la disponibilità, la consegna. si mettono su corpi (pretese stesure complete). si fa poi un cortissimo alfabeto, dal rapidissimo consumo: si dispone al momento. si presentano due sul pianerottolo, hanno smaglianti qualcosa da chiedere