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transcriptiones
Fedra, Ippolito, fra Racine ed Euripide; il circuito incestuoso mai attualizzato ma incombente - la predatrice è Venere, per intero attaccata alla sua preda. Ma l’assassino è il pudore, nelle sue forme più svariate, vergogna, senso di colpa preventivo, ritegno; dilaniamento e suicidio gli fan compagnia. Fra 1150 e 1200 i trovatori e gli estensori delle razos e della vidas articolano i presupposti di un’altra scena:
…que ac nom Madonna d’Aia, aquella que dis al cavalier de Cornil qu’ella no l’amaria, si el no le cornava el cul. Filigrana o fantasmatica dell’unicorno? Stilnovismo ed amor cortese in nuce? Insostenibile sia filologicamente che sul piano della critica letteraria, che d’altra parte allignando fra giornalismo e accademia non può neppure sfiorare tali questioni
(seguita, inevitabilmente)
Smantellare la struttura formata dallo spazio e dal tempo che l’universo ci avvolge addosso la prima volta che raggiungiamo la coscienza>qualcosa (qualcuno) che non c’è mai stato, eppure ritorna, il fantasma.
I sistemi temporali, derivati secondari da ipotesi geometriche.
Pubblicato da riccardo cavallo a 16:33
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e
la grande posta in gioco del discorso - dico bene discorso - letterario: la trasformazione paziente, ingegnosa, quasi animale o vegetale, infaticabile, monumentale, derisoria o piuttosto rivolta alla derisione, del proprio nome proprio, rebus, in cose, in nomi di cose. La cosa sarebbe qui lo specchio, in cui prende avvio il... ...il calore di un aspetto che si arrapa (qui se bande) nel nome.
Nessun oggetto per baubò i cui occhi sono capezzoli e i capezzoli occhi, zone erogene schizzate in cielo e nulla che di lontanamente simile ad un organismo - alzando la veste rese felice una dea e interruppe una disavventura
)
Traccia dei caratteri, il cielo e la terra tremano, gli dei invocano aiuto e i demoni piangono per tutta la notte - piccole donne decrescono e regrediscono a questo cazzo (revocare gradum: sommario dei capoversi e fors'anche delle chiuse) preso in bocca. Nella posizione detta del corvo o sessantanove - suavis mamilla, irriducibile ad oggetto alcuno; nel pregiato volumetto le cifre d'un complicatissimo incesto senza parentele, un puro algoritmo di trasgressioni, un uso ipersessuato della lingua da zero a due e da due a zero, posto che l'arte non abbia sesso per il semplice fatto di esserlo, inserto, in forma di lettera agli editori: non vende. per ovvio blocco di respiro e tortura di notti insonni - se ne sancisce l'estinzione. Fra Torino e Gerusalemme una capatina al bar, la psiche senza sostanza come l'arcobaleno, così la 'gente' è per il mistico un'illusione, simile in ciò alla materia, che i fisici considerano una forma di energia. Con tutte le partite finite, concluse, terminate, ulteriormente richiuse, parlare un po’ das ist das ende, un risveglio ai primi gradi del cancro, appena trascorso il solstizio, forse ginevra, intendendosi a propri piaceri in nessun giorno della settimana, di nessun mese né di anno alcuno, occorsero ere millenarie, questo il programma una combinatoria strutturale, regole che incarnano l'anarchia, il che non indica alcuno strato di determinata o determinabile leggibilità semmai lei con una giacca di pelle nera che d'improvviso sparì nella notte nera. Per questo disse voglio essere istruito nel tao - non nel tempo entropico degli orologi - fuggi dentro te stesso said Plotinus. L'anarchia, nonché la segretezza degli ingredienti.Intanto la mocciosa. slargava le gambe al massimo tutta intesa all'atto, convinta nessuno vedesse, la treccia oscillava. E gli orecchini rilucevano secondando il ritmo del treno - così libera, in un mondo di schiavi. Di come non fosse fallica la pietra di Surlej, non un dolmen né obelisco o menhir, ermafroditica piuttosto, quale plutarcheo circolarmente manifestandosi un'eternità femminile era là.
Pubblicato da riccardo cavallo a 21:36
fogli tirati via da pagine già pubblicate
L'archetipo quello del motus perpetuum dell'acqua, come ovvia mimesi della superficie e della profondità della coscienza - lievitazione degli echi e delle risonanze. Mimesi non nel senso di imitatio: valga per epistole a detrattori passati e futuri, posto che "classico" e "romantico" non siano altro che i bordi irregolari di una costruitissima area di sensibilità, cosmesi che un tale linguaggio non può che oltraggiare. Obliato nel calore della stesura il terrore, che pare diminuire, o sparire addirittura, mentre si scrive, cosa che consiste nell'aggiungere foglietto a foglietto; ben più di un'epistemologia ed un'estetica del frammento, un'esigenza ineluttabile, piuttosto, che aderisce a necessità intrinseche, dalle quali è a sua volta generata, senza che si possa sapere cosa viene prima. Forse qua e là delle date, incerte e poco leggibili, graffite. È la scansione a trionfarvi come strumento di un’elaborazione infinita. Si rifiuti ogni neoromanticismo: attenzione al materico, fabuloso deposito d'ogni sorta di incantamenti, leggende e sincronie inaudite, fra squilli del telefono, polpi minoici, memorie di volatrici del cielo. La trama, a raccontarla, non durerebbe più di un istante. Il lago non era dove si trovava di solito, non fosse per i neri del montaggio; Godard o Bresson. Traiettorie indefinitivamente deviate, nell'avvicinamento alla cattedrale o al castello, che paiono svanire nell'indistinto man mano che ci si avvicina un ambiguo sostrato di risonanze. Questo il carteggio. Picassiana la donna: nudità perlacea ora di biacca ora di fango, vi retroagiscono memorie di tetti parigini ripensate con tutta probabilità a distanza, sulla Costa Azzurra, la cui luce nondimeno è tutt'altro che estranea agli artifici ed alle accensioni interne al campo dell'immagine. Quel che la luce finge di rivelare: un ordine irreversibilmente rovesciato, l'inversione dello sguardo. Supremo compendio grafico alla trattazione dei volumi disposti in un cubo immaginario è il segno zero, mal tracciato, in copertina (allegro-andante-minuetto uno e due-presto). Dall'ovale all'ovoide, sia esso totemico o modiglianesco: nella veduta impossibile si dispiega un antinaturalismo che perviene al suo punto di non ritorno. Era il 1971. Là si separava il pesante dal leggero, in un tratto scritturale istantaneo, precisamente quello che nella scrittura non è riducibile a discorso, senza bisogno di ulteriori feuilletons e chiacchiere. Nel gran gala della meditazione una magia antica e potente: essere, non essere, il riflesso della luna sull'acqua, la vita e la morte dimenticate in un gesto invisibile. Sommerse dalla vegetazione le tracce. Queste non erano che un tributo all'incantesimo di riportare il silenzio, cartelle dattiloscritte
Pubblicato da riccardo cavallo a 14:49
fogli tirati via da pagine già pubblicate
estinti e Yeats a trascriverne il suono in versi immortali, canon perpetuus super thema regium; la fanciulla impubere posseduta contra naturam dal nano malvagio nei reami sotterranei davanti al camino acceso fra pentole ricolme d'oro e forzieri che celavano invisibili ricchezze, il ridente raggio di luce che la fiamma gettava sulle sue spalle e la sua schiena nude nella penombra, un facsimile strutturale omologo alla situazione di Elena sodomizzata tredicenne da Teseo, indi rinchiusa nella rocca di Afidna. Quasi fosse possibile circoscrivere alI'interno di un modello funzionale l'entelechia, dispiegata non altrimenti che in catastrofi, di un simulacro. "Me ne fotto della morale dell'umanità, come d'altronde di tutto il resto" precisava con acutezza Céline, evocando una bolla d'infando dolore, cumuli di biancheria stirata nell'appartamento materno, qualche stazione della metropolitana più in là, circa una quindicina, si udiva "fammi sentire il tuo froufrou". Scesero dal marciapiede in ritardo di quattro minuti, lui guardava il morbido movimento dei seni sotto il lungo abito da sera di lei, il traffico parve fermarsi. Le relazioni presentate erano tanto più incongrue tanto più si volgevano a giustificare eventi e soggetti: fantasmatiche causali, sensi di colpa ininterrottamente retroagiti nel discorso e attraverso di esso. Fra il blu e il nero della notte ci si immerge, o a dir meglio si svanisce in una sorta di meditazione profonda, nella quale notoriamente ogni sforzo si estingue. Oltre l'enigma del nome segreto del nano e dell'eroe non lontani sono gli indizi di Myrthenfraulein e l' istantanea venusiana della principessa - cui il vento sollevò il vestito (che anticamente stava ripiegato in un guscio di noce) fin quasi a toccare le falde del largo cappello di paglia, scoprendo un rado vello rossastro fra le sue cosce, inaspettatamente grosse appena fasciate come da una strettissima velatura di fumo; in un improbabilissimo commentarlo alla trasparenza la difficoltà massima consiste proprio nella coscienza dei propri cosiddetti strumenti: se si tiene conto che questi non sono affatto degli strumenti, valga come esempio il linguaggio. Non diversamente i colori: l'estrema difficoltà di nominare un colore unitamente all'essenzialità di nominare i colori, tutti colori deriva dal fatto che si cade incessantemente dalla monografia alI'invocazione, e viceversa, per finire in una meditazione non più tematizzabile sotto alcuna rubrica. Al punto di confluenza fra la narratrice di fiabe e l'ascoltatrice nient'altro che il il sogno. Era il sogno a vocalizzarsi nel suo stesso interno, Iris il nome della messaggera. La temporalità: mera ipotesi fra ipotesi, per giunta epochizzata, va a determinare ulteriori cpmplessificazioni nel riquadro della banda orizzontale riccamente illustrata, luogo per definizione del racconto, e proprio in virtù di questo strutturalmente infedele alla sua
T.W.Adorno:
La teoria si vede rinviata all’obliquo, all’opaco, all’indeterminato, che, come tale, ha sempre qualcosa di anacronistico, ma non si esaurisce nell’invecchiato, perché ha giocato un tiro alla dinamica storica. Ciò appare, meglio che altrove, nell’arte. Libri per l’infanzia, come Alice nel paese delle meraviglie o Pierino Porcospino, di fronte a cui sarebbe ridicolo porre la questione di reazione o progresso, contengono cifre della storia incomparabilmente più eloquenti del grande teatro hebbeliano, alle prese con la tematica ufficiale di colpa tragica, svolta dei tempi, individuo e corso del mondo (…)
Si potrebbe sostituire qui, circostanziatamene al materiale pubblicato teoria con scrittura, Hmlt di Cavallera (un dramma barocco senza il dramma, salvo il precipitate di questo in un prologo vuoto, foglio bianco o parola ancora impronunciata) Prosthesis, nella più recente versione offertaci un dramma barocco senza dramma e senza barocco - il minimale alle conseguenze estreme. E non diversamente si potrebbe dire degli esercizi antigonei di Laura Silvestri, che fingendo di risolversi apollineamente ed orficamente in canto aprono sul feticcio, sulla castrazione e sulla fuga. Di Greta Rosso si potrebbe dire che finalmente lo scrivere non è soggetto a ipoteche liriche o narrativo-linearistiche; un motivo che basta a sé stesso. Qui si tratta, se non lo si fosse capito, di marginalia e note integrative, più che di frammenti analitici o critici, peraltro già operanti nel corpo dei testi, ed in periodi che tendono a rivalutare malamente la colpa tragica, la svolta dei tempi, l’individuo ed il corso del mondo.
fatta per circolare come una lettera aperta ma illeggibile. Semi-privata,semi pubblicata.
Ogni vincolo è stato sciolto e proprio per questo, perché si è esenti, prosciolti da tutto, niente va più, niente si tiene insieme, niente avanza più. La lettera può essere letta da chiunque, ma una volta intercettata, basta un secondo - il messaggio non ha più la possibilità di raggiungere alcunché di determinabile in nessun luogo (determinabile) possibile.
per un omaggio a k. acker, don chisciotte l'uscita dalla tenebra
"Volmar disse: 'Quello che pensi è sì e no un abbozzo di pensieri - sessuali senza in realtà poterli provare attutì le mie sensazioni fisiche -
Devi averne la percezione esatta. Lo rifaremo da capo così che. Diminuendo, il mio abbandono sessuale mi fece provare un interesse sessuale più diffuso o meno concentrato.
"Volmar: disse: 'Quello che pensi è sì e no un abbozzo di pensiero - "Dalbène mi chiese: 'Cominci a capire?'
Devi averne la percezione esatta. Lo rifaremo da capo così "Dalbène mi chiese: 'Cominci a capire?'
potrai cominciare a percepire cos'è.' "Volmar interruppe di nuovo chiedendomi se la mia reazione.
"Delbène mi posò lievemente le labbra della fica sulla bocca. Era stata più forte nel buco del culo o nella fica. Non mi piaceva il sapore delle labbra della sua fica. Ma dovevo "Volmar interruppe di nuovo chiedendomi della reazione - continuare ad assaporarle. Imparai ciò che mi piace e ciò che non era stata più forte nel buco del culo o nella fica.
Mi piace. E intanto le stuzzicavo il capezzolo con la punta dell'indice - 'Quando mi penetrano dal culo vengo di brutto, più che dalla fica dice della mano destra, su e giù, avanti e indietro, nero e bianco, fica, anche se nel culo fa più male. 'Ti vedo non ti vedo, 'Quando mi penetrano dal culo vengo di brutto, più che dalla destra piaceva fare. Quando posai la lingua proprio sulla punta, la fica, anche se nel culo fa più male.'
La mia clitoride diventò il capezzolo. Mi piaceva. ''Significa che provi una sensazione fisica più forte, "Delbène mi posò lievemente le labbra della fica sulla bocca. Di mezzo il dolore fisico?'
Non mi piaceva il sapore delle labbra della sua fica. Ma dovevo "'Significa che provi una sensazione più forte quando c'è di continuare ad assaporarle. Imparai quello che mi piace e quel che non mi piace. E intanto le stuzzicavo il capezzolo con la punta "Sono troppo giovane per saperlo - dell'indice della mano destra, su e giù, avanti e indietro, nero e 'Sono troppo giovane per saperlo.' Bianco, ti vedo non ti vedo, cosa che alla mia punta dell'indice "L'età non ha niente a che fare con la percezione, o conoscenza - della mano destra piaceva fare. Quando posai la lingua proprio là. Non mi interessa sapere cosa ti hanno insegnato ne del tuo fallo - sulla punta, la mia clitoride diventò il capezzolo. Mi piaceva. so io.'
"Contemporaneamente: Volmar che era una ragazzina mi "L'età non ha niente a che fare con la percezione, o conoscenza - aderì con tutto il corpo, tranne il viso. Poi sgusciò sotto. Sparì. Non mi interessa sapere cosa ti hanno insegnato né del tuo fallo -
la sua testa mi rispuntò fra le gambe. Così come Dalbène mi aveva so io.'
leggermente posatole labbra della fica sulla bocca, io posai le mie "Non ho alcuna esperienza di tutto questo.'sulla bocca della ragazzina. "Non ho alcuna esperienza di tutto questo.'
"Contemporaneamente: Volmar che era una ragazzina mi "Non mi interessano gli strati dei tuoi ricordi culminati, come
aderì con tutto il corpo, tranne il viso. Poi sgusciò sotto. Sparì. Là gli strati della cultura europea, in un fatiscente albergo sul mare. La sua testa mi rispuntò fra le gambe. Così come Dalbène mi aveva fatto con i muri che si scrostano trasformandosi nella letteratura. Leggermente posato le labbra della fica sulla bocca, io posai le mie secondo loro li sostiene. Mi interessa quello che sai. Cosa sai, cosa sulla bocca della ragazzina. avverti?'
"Laure era la più arrapata di tutte. Con la mano destra sfregava "'Non mi interessano gli strati dei tuoi ricordi culminati, come la fica di Flavie, con la sinistrà la fica di Volmar. Osservai certi atti gli strati della cultura europea, in un fatiscente albergo sul mare.
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Avrà senz’altro qualcosa a che vedere con la vicenda degli epigoni. Uno scrittore che sta entrando nel cono d’ombra dell’obsolescenza ne cita un altro, illeggibile perché la sua opera è stata censurata e sequestrata.Un terzo, una sorta di cide gamete benengeli tirato fuori lì per lì, che sarebbe quel momento lontano, trascrive (etichetta: transcriptiones), ed è inevitabile che come in simili evenienze trascrizione e fabulazione si confondano all’indistinguibile. Tanto più quando il progetto, in spregio ad ogni categoria di progetto, sarebbe quello di un inno, o almeno un bigliettino a Baubò, che sollevandosi la veste confortò e fece godere la felicità alla dea, nella certezza che a tale felicità quelle scritture lo eleggano. Frase in scrittura tiffinagh: "cerchi, croci uncini, quadrati striati, punti, piccoli gambi, triangoli. "Questo fondo pittografico ritma la scrittura primitiva, la scrittura del coito in cui il regime scandito, a virgole, della frase è a un tempo motore verbale, lapsus e parola oscena, terreno della rappresentazione insabbiata. Si introduce qui la" stoffa" intorno alle reni, a un tempo svestizione della madre e fasciatura del bimbo, la mussolina, la "djellaba* tutta gonfia di aria violetta" (mucose ancora gonfie per l'attesa della scoperta del fallo materno) che fa spumeggiare (mousser) il fallo sul dorso del maschio (madre rivoltata), ingrandimento delle carni circoncise del pene collocato nella conchiglia o sotto la "cammella": "capigliatura sparsa sul sedere ombreggiato dalle pieghe. "Il ragazzo succhia il capezzolo come la donna morde la verga. Quanto al cofanetto del feticcio, "sacchetto di pelle (prepuzio) scarificato bloccato in un bidone shell (conchiglia) tagliato al livello del versatore (circoncisione), "esso contiene" fibbie (boucles) collane, anelli, braccialetti, ciondoli. "Il testo contrassegna qui al suo stesso interno, nella rappresentazione puntuale della sua genesi, come la scoperta storica della scrittura sia stata contemporanea a quella dei coloranti, dei maquillages, dei paramenti, a loro volta rovescio della sepoltura. “La sua verga attraverso la djellaba” accarrezza triangoli, orecchini, losanghe, cerchi, rettangoli d'argento, d'avorio. "Il corpo-fallo è così feticizzato per iscrizione diretta: "tracce, cerchi, croci, rettangoli sulla sua fronte" / "le labbra mosse per l'accompagnamento muscolare dell'intreccio. "La conchiglia - da dove esce Venere-fallo salendo dal fondo della madre - è calpestata - come i "neonati " - dal tallone (pene) "fessurato": essa "schiuma."Più nettamente: "Il piede del ragazzo sussulta sulla vulva" / "la sua verga si ritrae negli anelli (boucles)."Piacere che declina nell'ombra del soggetto. Fallo-della-madre: "l'orizzonte si rovescia, sole a strapiombo - sagoma tropicale irradiata - declina, massa erettile, nell'ombra occidentale. "La donna (fallo) è vestita da feticcio (anelli/seni, collana/collo, diadema/fronte, orecchini/lobi), mentre la scrittura di frase del coito rappresenta di nuovo il suo impulso di riproduzione tatuata dalla feticizzazione: "disegna sulla fronte ferma, con la punta di una treccia imbellettata... una croce punteggiata, un cerchio... " Simultaneamente il fallo della madre si scrive come un gioiello di nascondimento mobile, innestato nella consonante vale a dire una chiave, sulle labbra. Qui il testo continua da un’altra pagina di taccuino. Il testo non è un oggetto computabile, è un campo metodologico in cui si inseguono secondo un movimento più "einsteiniano" che "newtoniano", l'enunciato e l'enunciazione, il commentato - e il commentante. [...] Il testo è prima di tutto (o dopo tutto) questa lunga operazione attraverso cui un autore (un soggetto enunciatore) scopre (o fa scoprire al lettore) l'irreperebilità della propria parola e perviene a sostituire il si parla allo io parlo» «Testo vuol dire Tessuto; ma laddove fin qui si è sempre preso questo tessuto per un prodotto, un velo già fatto dietro al quale, più o meno nascosto, sta il senso (la verità), adesso accentuiamo, nel tessuto, l'idea generativa per cui il testo si fa, si lavora attraverso un intreccio perpetuo; sperduto in questo tessuto - questa tessitura - il soggetto vi si disfa, simile a un ragno che si dissolva da sé nelle secrezioni costruttive della sua tela. [. ..] Sulla scena del testo niente ribalta: non c'è dietro il testo qualcuno di attivo (lo scrittore) e davanti qualcuno di passivo (il lettore)».
« In questo spazio, non più unificato e orizzontale, ma verticalmente sdoppiato - ciò che suppone, a priori, una nuova fisica, una nuova topologia -, non abbiamo più il rapporto abituale di qualcuno che si rivolge a qualcun altro, ma una struttura doppia a partire da un testo. Scrittore e lettore passano dallo stesso lato dello schermo della finzione e le loro operazioni divengono simultanee e complementari» .
Pubblicato da riccardo cavallo a 11:34
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[tutto dunque e pieno di dei più di quanto ci si accorga, l’avvertimento proustiano risuona fin dall’epoca presocratica attraverso tutto l’ellenismo ed oltre - fino al desolato deserto di ora difficile persino a nominarsi… ecco di seguito, quello che io credevo un brano e non è che una frase mozza che trascrissi dal temps retrouvé, so dove, ma non so dove sia la trascrizione, un’epoca fa, e dire che era già da un pezzo il XXI secolo] LASCIAMO CHE IL NOSTRO CORPO SI DISGREGHI, GIACCHE’ OGNI PARTICELLA CHE SE NE DISTACCA VIENE, LUMINOSA QUESTA VOLTA ED INTELLIGIBILE AD AGGIUNGERSI ALLA NOSTRA OPERA…
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seguita da:
breve nota su arianna
adìos sharzad.niente più racconto e non possono più punirti,più niente da inventare se non il volgere le spalle alla camera delle meraviglie,dei giochi perduti e dei ricordi.e mnemosine rimane pur sempre di natura titanica,finanche nello svanire sul fondo della figurina che simula un congedo,una lontananza messa in atto senza più canti o gesti-di svariati fantastiliardi a glossarsi in futuro almeno due le quaestiones,qui:come dire che il filo che strozzò fedra in un’epifania del desiderio sospeso per sempre è lo stesso che 'salvò' arianna e teseo-ed è poco ancora che qui s’inizi ad accennare alla ambivalenza dell’idea stessa-ma non solo dell’idea di salvezza -tutto avviene nel retro aggrovigliato e contorto di un arazzo,o a dirne di più,nel retrofondo oscuro del linguaggio-in secundis se l’offrirsi ed il sottrarsi della figura non si confondano oltre il sopportabile ed il sostenibile fra la backdoor beauty di watteau già citata[compostxt e supra] e quest’indecifrata bambola che fa sembiante di [...]
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mercoledì 17 dicembre 2008
sgorbio per ipernovella
Pubblicato da riccardo cavallo
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