Le arti si esauriscono nelle loro ricchezze residue, o continuano per ragioni di commercio. «Ogni giorno si creeranno forme nuove; non si farà più la fatica di provarle, di esplicitare la loro resistenza tramite opere valide... Ci si spingerà più lontano per scoprire altre fonti secolari che verranno abbandonate, a loro volta, nello stesso stato di virtualità inesplorata. Il mondo rigurgiterà di ricchezze estetiche di cui non saprà che cosa farsene» (Isou, Mémoires sur les forces futures des arts plastiques et sur leur mort, marzo 1951). Dopo il processo all'accademismo idealista, e l'esclusione dei suoi sostenitori, scrivevo: «Tutte le arti sono giochi volgari che non cambiano nulla» (Notice pour la Fédération française des ciné-clubs, novembre 1952). Il nostro disprezzo per l'Estetica non è una scelta. Al contrario, eravamo piuttosto dotati per amarla. Siamo arrivati alla fine, ecco tutto. (...)-ed ancora."la condizione stessa del lavoro,dell'essere umano,la legge dell'antica condanno,l'amaro senso della schiavitù,la certezza dell'ingiustizia,non c'è vita,non c'è lavoro senza sofferenza questa la condizione insopprimibile e feroce."
Tutto il dolore del mondo.Eppure:uscirne,dalla miseria e dal contemporaneo come dalla miseria del contemporaneo